Nella prima metà del cinquecento si aggirava nelle città della Toscana e, con maggiore frequenza, nelle vie e nelle piazze di Siena, tenendo pubbliche conferenze e facendo sermoni e prediche, uno strano personaggio: Bartolomeo Carosi da Petroio detto Brandano o Pazzo di Cristo (1488 – 1544).
Tra le tante profezie enunciate, in prosa o in rima, disse anche:

“Nel millesettecentosedici
tutti sani, non più Medici.”

I fiorentini nel 1716, prendendo alla lettera le parole di Brandano e pensando di assistere alla fine della supremazia dei Medici in Toscana, attaccarono più volte un cartello sul portone di Palazzo Pitti, residenza del Granduca, sul quale si leggeva:

“Appigionasi quest’anno
che i Medici se ne vanno”.

La profezia invece si riferiva soltanto ai senesi. Quell’anno infatti finì l’avvicendarsi dei membri della Dinastia Medicea e al governo della Città e Stato di Siena fu destinata una Principessa Tedesca: Sua Altezza Serenissima Beatrice Violante di Baviera.
Il 12 aprile del 1717, a mezzora di notte (le 20,30 attuali) fece il suo ingresso trionfale nella nostra Città, accolta da tutto il popolo e dal contado con grande entusiasmo e simpatia; anche perché, se non altro, non era di Firenze. Si racconta infatti della fitta illuminazione di tutto il percorso, da S. Dalmazio al Duomo, compreso il giro di Piazza del Campo, e dei grandi fuochi accesi in tutte le colline che si vedono da fuori Porta Camollia: Vicobello, Osservanza, Poggio al Vento, ecc.
Nella circostanza le Autorità cittadine ordinarono alle Contrade di disporsi con le loro bandiere e tamburi, con numerose torce e luminarie e con i giovani e le ragazze vestiti con i colori della rispettiva Contrada, fuori della porta di Camollia, ai due lati della strada fino all’Antiporto.
Parteciparono tutte ad eccezione del Leocorno, che disse di esser poverissima di popolo minuto e di mezzi economici. La Balìa deliberò di sopprimerla per disobbedienza, poi venuta a più miti consigli la sospese per dieci anni dalle corse e le proibì di spiegar bandiera.
Successe così che anche nel 1718, quando la Contrada dell’Aquila, che fino ad allora non aveva mai preso parte al Palio alla tonda, chiese per la prima volta ed ottenne di parteciparvi, le Contrade che potevano correre erano soltanto sedici.
Il primo Palio corso in Piazza del Campo con cavalli e fantini e con tutte le 17 Contrade, ebbe luogo il 2 luglio del 1720, dopo che al Leocorno era stata condonata la punizione. Quel Palio lo vinse il Bruco con il fantino Romano e il cavallo Morello, ma si verificò un grave incidente. Presso il palco dei giudici si trovava un certo Paci, oste di Torrenieri e proprietario del cavallo del Bruco, che quando lo vide arrivare vittorioso gli andò incontro per abbracciarlo, ma fu travolto e, a terra, fu calpestato dagli altri numerosi cavalli che sopraggiunsero. Con lui fu travolta e uccisa anche un’altra persona accorsa per prestarle aiuto.
A seguito di questo fatto, per l’anno successivo la nuova Gran Principessa di Toscana emanò una legge: “Bando sopra la corsa del Palio solita farsi annualmente nella pubblica Piazza il dì 2 luglio in onore di Maria Vergine avvocata e protettrice di questa Città, dai tre signori festaioli nobili eletti a tale effetto”. Con il primo regolamento per il Palio, degno di questo nome, tra le altre regole fu introdotta anche quella che limitava a 10 il numero delle Contrade che di volta in volta potevano partecipare.

“… il primo di giugno s’invitano da qui avanti per ciascun anno alle ore quattordici tutti li Capitani di quelle Contrade le quali avranno deliberato di voler correre, a comparire personalmente avanti al Maestrato loro, ove si estrarranno a sorte dieci di dette Contrade per correre al suddetto Palio. Dichiarando che se a dette Contrade gli accadrà nella prima tratta di restare nel bossolo, dovranno essere preferite a tutte le altre Contrade nelle corse future, purché annualmente abbiano deliberato di correre e presentato copia della deliberazione, dovendosene nulla di meno annualmente in detto giorno ed ora, far la tratta di tante altre quante arrivino al compimento del numero di dieci; talmente che l’effetto sia, che in ciascuna corsa di Palio, che annualmente accaderà farsi non possano correre né più né meno di dieci Contrade…”.

Il bando non fu più modificato neanche a seguito delle numerose contestazioni presentate per diverso tempo e da diverse Contrade, con diatribe che si protrassero per una decina d’anni.
Tra le varie proteste o proposte di modifica è interessante, per la storia del Palio, quella del 1730.
Era successo che le Contrade chiedevano di potersi scegliere il cavallo a loro piacimento. Presentarono un “Memoriale” firmato dai 17 Capitani ed appoggiato anche dai tre Deputati della Festa del 2 luglio (Angelo del Cotone, Girolamo Buoninsegni e Desiderio Pecci). La Balìa rispose negativamente il 15 maggio del 1730, dicendo che: “se da una parte era assai difficile a’ Postieri a provveder tanti cavalli uguali …. dall’altra molte Contrade non potranno supplire alla spesa maggiore e ancora perché fermati da due o tre Contrade i cavalli migliori, l’altre, che non potranno trovargli uguali, mancherà la speranza del premio, s’asterranno molte volte dal correre, con pregiudizio della festa, alla quale ora concorrono volentieri con la speranza che ciascuna tiene di ottenere in sorte i cavalli migliori. In questa forma noi temiamo che a poco a poco cesserà la festa”.
Il palio con 17 Contrade è stato corso altre due volte: il 17 agosto 1841 e il 18 agosto 1842. Furono due palii straordinari organizzati dai commercianti e dai proprietari dei palchi. Si trattava di esperimenti, tant’è vero che i cavalli furono assegnati la mattina del Palio, fu fatta una sola prova subito dopo l’assegnazione ed i fantini corsero senza nerbo.

Germano Trapassi

Storia della Contrada